All'epoca
della redazione del primo catasto cittadino, 1575, l'edificio era già dei
Cotimbo, aristocratica famiglia di parlamentari che non lesinò ogni mezzo per
ampliarlo negli anni. Già nel 1584 il Vescovo di Bisceglie rilevò, con conseguente
sanzione, che i Cotimbo avevano clandestinamente creato un varco da un muro
perimetrale della loro abitazione allo scopo di poter accedere sul lastrico
della confinante chiesetta di San Rocco ed utilizzarlo come belvedere.
Dal
1626 il palazzo si trova al centro di una serie di passaggi di mano dovuta alla
passione dei Cotimbo per il gioco d'azzardo. Tuttavia nel 1634 il palazzo torna
di proprietà dei Cotimbo i quali contestualmente rilevano dallo spagnolo Didaco
della Fuente un edificio contiguo al loro palazzo che resterà unità immobiliare
autonoma almeno fino al 1650, l'accorpamento resta leggibile in facciata su Via
Caldaia. Altri passaggi di proprietà si alternano scanditi da periodi di grande
prosperità del palazzo e da lunghi periodi bui e infruttuosi.
Un
atto del 1771 cita le sventure de "la casa a San Rocco che…si trova quasi
diruta, lesionata e rovinata, mancandovi tutto il quarto superiore smantellato
per non far precipitare il rimanente del quarto inferiore, quale alla giornata
si rende anche inabitabile..."
Il
rudere riprende a "vivere" con i piccoli interventi di restauro
operati per conto dell'ennesimo nuovo proprietario, V.Bruni il quale nel 1778
cede l'immobile alla famiglia Carelli; immobile che si configura "…in due stalle, due camere al piano del portone,
e nel primo appartamento consistente in cinque camere e cucina lesionata per la
sua antichità, ed il quarto superiore dirupo ed abbattuto…colla facoltà di
poter ergere ed edificare sopra l'aria di detta Chiesetta di San Rocco, per uso
di un belvedere da potersi fare sopra l'astraco di quella, stantino le aperture
che vi sono da detto appartamento corrispondentino a detto astaco..."
Si
deve a Teodosio Carelli l'attuale configurazione del palazzo ottenuta mediante
un impegnativo restauro dell'esistente e la realizzazione ex novo del secondo
piano decorato con pregevoli soffitti in legno dipinto, incorniciati da
fascioni affrescati alle pareti laterali di tipico gusto "rocaille".
Testo di
Giovanni Di Liddo
Guida Turistica e Accompagnatore Turistico
Iscritto all'albo della Provincia di Barletta-Andria-Trani
Laureando in Architettura presso il
Politecnico di Bari Facoltà di Architettura
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