venerdì 21 marzo 2014

Palazzo Carelli

All'epoca della redazione del primo catasto cittadino, 1575, l'edificio era già dei Cotimbo, aristocratica famiglia di parlamentari che non lesinò ogni mezzo per ampliarlo negli anni. Già nel 1584 il Vescovo di Bisceglie rilevò, con conseguente sanzione, che i Cotimbo avevano clandestinamente creato un varco da un muro perimetrale della loro abitazione allo scopo di poter accedere sul lastrico della confinante chiesetta di San Rocco ed utilizzarlo come belvedere.
Dal 1626 il palazzo si trova al centro di una serie di passaggi di mano dovuta alla passione dei Cotimbo per il gioco d'azzardo. Tuttavia nel 1634 il palazzo torna di proprietà dei Cotimbo i quali contestualmente rilevano dallo spagnolo Didaco della Fuente un edificio contiguo al loro palazzo che resterà unità immobiliare autonoma almeno fino al 1650, l'accorpamento resta leggibile in facciata su Via Caldaia. Altri passaggi di proprietà si alternano scanditi da periodi di grande prosperità del palazzo e da lunghi periodi bui e infruttuosi.
Un atto del 1771 cita le sventure de "la casa a San Rocco che…si trova quasi diruta, lesionata e rovinata, mancandovi tutto il quarto superiore smantellato per non far precipitare il rimanente del quarto inferiore, quale alla giornata si rende anche inabitabile..."
Il rudere riprende a "vivere" con i piccoli interventi di restauro operati per conto dell'ennesimo nuovo proprietario, V.Bruni il quale nel 1778 cede l'immobile alla famiglia Carelli; immobile che si configura "…in  due stalle, due camere al piano del portone, e nel primo appartamento consistente in cinque camere e cucina lesionata per la sua antichità, ed il quarto superiore dirupo ed abbattuto…colla facoltà di poter ergere ed edificare sopra l'aria di detta Chiesetta di San Rocco, per uso di un belvedere da potersi fare sopra l'astraco di quella, stantino le aperture che vi sono da detto appartamento corrispondentino a detto astaco..."
Si deve a Teodosio Carelli l'attuale configurazione del palazzo ottenuta mediante un impegnativo restauro dell'esistente e la realizzazione ex novo del secondo piano decorato con pregevoli soffitti in legno dipinto, incorniciati da fascioni affrescati alle pareti laterali di tipico gusto "rocaille".

Testo di 
Giovanni Di Liddo
Guida Turistica e Accompagnatore Turistico Iscritto all'albo della Provincia di Barletta-Andria-Trani
Laureando in Architettura presso il Politecnico di Bari Facoltà di Architettura

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